sabato 13 febbraio 2010

Sipario resta.

The Guardian

Un po' fuorilegge.

Torno alla mia dimora confuso dai fumi dell'alcool. Non capitava da tempo.

Uscito da un cumulo di gente truccata, vestita e travestita. Mi ricorda le parole d'una canzone.

Di solito dispensante malinconia. Profonda malinconia. Stavolta mi impone una stramba allegria.

Ne godo poco di solito.

Stavolta un po' assente, un po' meno me stesso: il malinconico vestito di scuro.

Saluto le facce amiche, tra abbracci e battute cabaret.

Ricambo a fatica lo sguardo più ricercato tra tutti, nella confusione. In altri momenti mi sarei sforzato di far finta di nulla, per non "disturbare". Per non "indebolire" la mia immagine, fiero esempio.

Scappando. Imbocco le vie vecchie della città. 

L'asfalto lucido, sferico, di riflessi liquorosi. Notturni.

Un mercato, chiasso al giorno, silenzio la notte.

Come un sipario che rimane dopo lo spettacolo: tendoni sgargianti e casse colorate con un nulla di elementi che lasciano i loro profumi a memoria. Come travestimenti di una scena in attesa d'esser ripetuta per il gusto del pubblico diurno. Pagante.

Mai visto vestito di nero e riflessi.

Al posto del fiero contrabbandiere di sigarette solo silenzio e luci arancio.

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