sabato 27 febbraio 2010

L'abilità della parola scritta di poter espandere un attimo. Quanto vuole. Senza crear confusione.
Le parole sì. Quelle sì che ne creano.
La scrittura no invece. Possiede la virtù di poter aggiungere particolari, in fila, come binari in una vecchia ferrovia in costruzione. In fila. Ordinati e fermi. Uno dietro l'altro. Anche se diventano tanti, ore di lettura nella realtà, si limitano a stare uno dietro l'altro. In realtà raccontando un solo piccolo attimo. Entrandoci comunque tutte, anche se tante. Senza spintoni. Senza suoni.
Senza crear confusione.
Le parole, invece, sì.
Le parole sono sempre un po' maleducate. Si sovrappongono. Impazienti. Spesso fastidiose, anche se pronunciate con cautela.
Richiedono una fretta nell'esser concepite. Poco tempo per riflettere. Impulso nervoso troppo nervoso. Magari, alle volte, per loro perfido sfizio, escono fuori diverse da come le avevi pensate, deformando il vero significato che avevi immaginato. Più facilmente preda d'indecisioni. Spesso fanno cadere per metà le tue vere intenzioni, travolte da una fretta impreparata. Alla fine, il più delle volte, non corri il rischio. Ne ingoi la metà in segno di immediata autodifesa. Vigliacche le parole. Vigliacche e rumorose loro.

[Promemoria.
Scrivere - in ordine e silenzioso, senza indecisioni, senza fretta.
Parlare - disordinato, vigliacco, indeciso, impreparato.]

venerdì 19 febbraio 2010

SHOUT!

Degno salvataggio si può rivelare, alle volte, semplicemente URLARE!


[Felicemente beccata in radio al ritorno da una delle mie tarde serata da Vinile]

lunedì 15 febbraio 2010

Piccola stupida riflessione.

Come si può essere felici per qualcun'altro
quando non lo si è ancora completamente per se stessi?

sabato 13 febbraio 2010

Sipario resta.

The Guardian

Un po' fuorilegge.

Torno alla mia dimora confuso dai fumi dell'alcool. Non capitava da tempo.

Uscito da un cumulo di gente truccata, vestita e travestita. Mi ricorda le parole d'una canzone.

Di solito dispensante malinconia. Profonda malinconia. Stavolta mi impone una stramba allegria.

Ne godo poco di solito.

Stavolta un po' assente, un po' meno me stesso: il malinconico vestito di scuro.

Saluto le facce amiche, tra abbracci e battute cabaret.

Ricambo a fatica lo sguardo più ricercato tra tutti, nella confusione. In altri momenti mi sarei sforzato di far finta di nulla, per non "disturbare". Per non "indebolire" la mia immagine, fiero esempio.

Scappando. Imbocco le vie vecchie della città. 

L'asfalto lucido, sferico, di riflessi liquorosi. Notturni.

Un mercato, chiasso al giorno, silenzio la notte.

Come un sipario che rimane dopo lo spettacolo: tendoni sgargianti e casse colorate con un nulla di elementi che lasciano i loro profumi a memoria. Come travestimenti di una scena in attesa d'esser ripetuta per il gusto del pubblico diurno. Pagante.

Mai visto vestito di nero e riflessi.

Al posto del fiero contrabbandiere di sigarette solo silenzio e luci arancio.

giovedì 11 febbraio 2010

Cresci.


- Siediti, Pehnt - diceva la gente.

- Grazie - diceva lui, e saliva in piedi su una sedia.

- Non che sia il massimo dell'educazione - diceva la vedova Abegg.

- Neache cagare è una delizia. Ma ha i suoi vantaggi - diceva Pekisch.

sabato 6 febbraio 2010

La Fine di una "City"


Mi ero affezionato a loro. Voglio dire, mi affeziono ogni volta, ma stavolta di più credetemi.

Sarà per da chi e come m'è stato donato, per la dedica... :)

Sarà per la voglia che avevo ogni volta di leggerlo ad alta voce, mai avuta per nessun altro libro.

Sarà...Sà.

Un libro che sa di tanto, proprio tanto come una Città, davvero.

Che sa di piccoli genii che tali non vorrebbero essere, di incontri di boxe sulla tazza del cesso, di sudore e gomma da guantoni, di amici giganti o muti,

Che sa di western, di "puzza di sigaro e merda", di roulotte gialle trainate da carri armati, di "una  grassa fritta e caldiccia combinazione n.6" e di frecciatine al fast food.

Badate, non sono mancate parti tristi, di cruda realtà, di quelle che danno motivo di tali enormi e fantasticamente belle invenzioni del pensiero utili, non a dimenticarle, piuttosto a dare una cornice più apprezzata, più vivibile. Parti tristi, che non davano tristezza, forse dispiacere, ma non tristezza. Al limite... uno strano sollievo.

"Shatzy Shell. Niente a che vedere con quello della benzina."


martedì 2 febbraio 2010

"che salutava tutti quanti"


Un po' grottesco. La semplicità di una canzone. Un paio di riflessioni.

Un balletto comico. Una fetta di spiaggia.

Benvenuto e addio universale.