sabato 14 febbraio 2009

...che la pietà non vi sia di vergogna

Uomini senza fallo, semidei 
che vivete in castelli inargentati 
che di gloria toccaste gli apogei 
noi che invochiam pietà siamo i drogati. 

Dell'inumano varcando il confine 
conoscemmo anzitempo la carogna 
che ad ogni ambito sogno mette fine: 
che la pietà non vi sia di vergogna. 

Banchieri, pizzicagnoli, notai, 
coi ventri obesi e le mani sudate 
coi cuori a forma di salvadanai 
noi che invochiam pietà fummo traviate. 

Navigammo su fragili vascelli 
per affrontar del mondo la burrasca 
ed avevamo gli occhi troppo belli: 
che la pietà non vi rimanga in tasca.


Giudici eletti, uomini di legge 
noi che danziam nei vostri sogni ancora 
siamo l'umano desolato gregge 
di chi morì con il nodo alla gola.

Quanti innocenti all'orrenda agonia 
votaste decidendone la sorte 
e quanto giusta pensate che sia 
una sentenza che decreta morte?


Uomini cui pietà non convien sempre 
male accettando il destino comune, 
andate, nelle sere di novembre, 
a spiar delle stelle al fioco lume, 
la morte e il vento, in mezzo ai camposanti, 
muover le tombe e metterle vicine 
come fossero tessere giganti 
di un domino che non avrà mai fine. 

Uomini, poiché all'ultimo minuto 
non vi assalga il rimorso ormai tardivo 
per non aver pietà giammai avuto 
e non diventi rantolo il respiro: 
sappiate che la morte vi sorveglia 
gioir nei prati o fra i muri di calce, 
come crescere il gran guarda il villano 
finché non sia maturo per la falce.



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