venerdì 14 dicembre 2012

"Ma questo domani, con fede migliore, stasera è più forte il terrore."

Non si parla di religione.
Più una morale.
Una metafora per descriverla. Per porla sulle mani della gente.
Tutta.

 Moralità, magari, presente se si prende l'individuo.
Ma chissà come, scomparsa, dispersa tra la gente.
Ingoiata dal collettivo.
Soffocata.

 La moda, il bisogno, di un leader o un capro espiatorio.
Un martire, perché no.

 Impossibile, ormai, capire un errore prima di compierlo.
Vedere solo dopo il rosso del sangue.
Accorgersi dell'errore d'aver ucciso il giusto solo troppo tardi.
Alle volte far qualcosa in seguito.

 O peggio non far nulla.
Ancor peggio, non accorgersi.

 Inaccettabile il linguaggio diretto.
Troppo noioso.
Troppo scomodo.

 Il potere dell'arte esiste per sgusciar via da questi muri.

 Melodiosa, colorata, forte ed in rima, entra.
Passa dove le parole semplici non riescono.
Quella vera è capace di tutto questo.
Aprire gli occhi di più di un individuo.
 Crearne un nuovo concetto collettivo.

 Bypassando gli strumenti soliti. I soliti concetti.
Ormai tutti occupati dal solito. Dall'abitudine del sempre uguale.
Abituati, spesso, al malfatto e sbagliato.

  "Confusi alla folla ti seguono muti, 
 sgomenti al pensiero che tu li saluti: 
"A redimere il mondo" gli serve pensare, 
il tuo sangue può certo bastare.

 La semineranno per mare e per terra 
tra boschi e città la tua buona novella, 
ma questo domani, con fede migliore, 
stasera è più forte il terrore.

 Nessuno di loro ti grida un addio 
 per esser scoperto cugino di Dio: 
 gli apostoli han chiuso le gole alla voce, 
 fratello che sanguini in croce. 

Han volti distesi, già inclini al perdono, 
ormai che han veduto il tuo sangue di uomo 
fregiarti le membra di rivoli viola, incapace di nuocere ancora. 

Il potere vestito d'umana sembianza, ormai ti considera morto abbastanza 
e già volge lo sguardo a spiar le intenzioni 
degli umili, degli straccioni."

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