sabato 14 febbraio 2009

...che la pietà non vi sia di vergogna

Uomini senza fallo, semidei 
che vivete in castelli inargentati 
che di gloria toccaste gli apogei 
noi che invochiam pietà siamo i drogati. 

Dell'inumano varcando il confine 
conoscemmo anzitempo la carogna 
che ad ogni ambito sogno mette fine: 
che la pietà non vi sia di vergogna. 

Banchieri, pizzicagnoli, notai, 
coi ventri obesi e le mani sudate 
coi cuori a forma di salvadanai 
noi che invochiam pietà fummo traviate. 

Navigammo su fragili vascelli 
per affrontar del mondo la burrasca 
ed avevamo gli occhi troppo belli: 
che la pietà non vi rimanga in tasca.


Giudici eletti, uomini di legge 
noi che danziam nei vostri sogni ancora 
siamo l'umano desolato gregge 
di chi morì con il nodo alla gola.

Quanti innocenti all'orrenda agonia 
votaste decidendone la sorte 
e quanto giusta pensate che sia 
una sentenza che decreta morte?


Uomini cui pietà non convien sempre 
male accettando il destino comune, 
andate, nelle sere di novembre, 
a spiar delle stelle al fioco lume, 
la morte e il vento, in mezzo ai camposanti, 
muover le tombe e metterle vicine 
come fossero tessere giganti 
di un domino che non avrà mai fine. 

Uomini, poiché all'ultimo minuto 
non vi assalga il rimorso ormai tardivo 
per non aver pietà giammai avuto 
e non diventi rantolo il respiro: 
sappiate che la morte vi sorveglia 
gioir nei prati o fra i muri di calce, 
come crescere il gran guarda il villano 
finché non sia maturo per la falce.



venerdì 13 febbraio 2009

Effetti Collaterali




Torno da una fredda serata passata con amici in cerca di calore, al riparo da improvvise basse ed inusuali temperature di questi ultimi giorni; le soluzioni anti-gelo variano da thè verde per alcuni a superalcolici per altri (tipo io).

L'alcool fà il giro completo, tra una battuta e l'altra, riscalda, ci riesce meravigliosamente, stimola lo spirito, stimola la spontaneità, le battute, anche le più spinte mi escono di bocca da sole (per la gioia di molti, lo sgomento di alcuni).

La serata si conclude, torno a casa tra vetri appannati, strada bagnata, guida cauta: nevica.

Fà tanto freddo da nevicare anche qui, vedo che ciò che cade dal cielo è qualcosa di più soffice di una gocciolona d'acqua. E' tanto delicata da non resistere al calore del suolo cittadino, di colpo è già liquido.

Rientrato in casa, ascoltando Sigur Ros, guardo fuori:

Fiocchi di neve lievi, resi visibili anche dalla più lieve fonte di luce; prima di toccare terra danzano da un lato all'altro trasportati dal vento, non bucano l'aria come le pesanti gocce.

Ascoltare i Sigur in un momento simile mostra l'effetto collaterale dell'alcool ingurgitato poche ore prima: voglia di andare, di evadere, di vedere altro, di trovarsi altrove, di sentire altri climi, di annusare nuove atmosfere...

...magari insieme a qualcuno, per non sentirti l'unico euforico estraneo...

lunedì 9 febbraio 2009

Schegge di Maluchiffari





Secnodo un pfrosseore dlel'Unviesrita' di Cmabrdige, 
non imorpta in che oridne apapaino le letetre in una 
paolra, l'uinca csoa imnorptate e' che la pimra e la 
ulimta letetra sinao nel ptoso gituso. Il riustlato 
puo' serbmare mloto cnofsuo e noonstatne ttuto si 
puo' legerge sezna mloti prleobmi. 
Qesuto si dvee al ftato che la mtene uanma non lgege 
ongi ltetera una ad una, ma la paolra nel suo 
isineme. Cuorsio, no?